“HANDS” ON DEFIFRILLATION: defibrillazione durante le compressioni toraciche
Durante la rianimazione cardiopolmonare, l’interruzione delle compressioni toraciche determina diminuzioni sostanziali della pressione di perfusione coronarica e del flusso coronarico.
Per evitare questi effetti emodinamici negativi, l’American Heart Association raccomanda di minimizzarle. Ma interromperle in preparazione e durante la defibrillazione transtoracica è comunque obbligatorio. Per quanto siano brevi, tali interruzioni non sono irrilevanti: la probabilità di ottenere ROSC (ritorno alla circolazione spontanea) potrebbe ridursi del 50% anche per soli 10 secondi di interruzioni (prima della defibrillazione).
Qual è la prova che la defibrillazione provoca effettivamente lesioni ai soccorritori a contatto con i pazienti?
La letteratura più recente è del 2009, in cui sono stati registrati un totale di 29 eventi avversi durante la defibrillazione. La maggior parte delle conseguenze era di sensazioni di formicolio o ustioni minori.
Nessun caso di pericolo di vita immediato o disabilità a lungo termine per i soccorritori e gli astanti.
L’unica morte segnalata riguarda una scossa auto-somministrata al proprio torace di un dipendente mentre eseguiva un controllo di routine del defibrillatore, che lo ha portato in tachicardia ventricolare e poi fibrillazione ventricolare.
Vari studi hanno cercato di valutare la fattibilità di continuare le compressioni toraciche durante la fase di carica e di defibrillazione:
1) Durante la cardioversione elettiva di pazienti in fibrillazione atriale, è stato collegato un filo conduttore tra la coscia del soccorritore e la spalla del paziente. I soccorritori, indossavano guanti in polietilene e nessuno di loro ha avvertito la scossa elettrica.
E’ pero da precisare che la fibrillazione atriale viene cardiovertita solitamente con shock elettrici a bassa carica (75-100 j)
2) Si è messo a confronto la sopravvivenza di un gruppo di animali che hanno ricevuto “hands-on” defibrillazione (cioè, compressioni toraciche che continuato durante la defibrillazione) contro un altro gruppo che ha ricevuto “hands-off” defibrillazione (cioè, compressioni interrotte durante la defibrillazione).
Nel gruppo “hands-off”, le compressioni toraciche sono state interrotte per 8,2% del tempo totale di CPR, mentre nel gruppo “hands-on” le interruzioni sono stati pari a solo dello 0,8% del tempo totale di RCP, dimostrando ulteriormente le conseguenze avverse dovute alle interruzioni.
In entrambi gli studi i soccorritori indossavano guanti in polietilene (2 coppie ciascuno nel secondo studio).
Molti hanno espresso preoccupazione per l’efficacia dei guanti da esame clinico per la protezione durante la defibrillazione. Gli autori dello studio hanno valutato le proprietà resistive di questi guanti e l’integrità del loro materiale dopo esposizione a varie forme d’onda di defibrillazione e, concludono che questi guanti non impediscono ripartizione dielettrica a tensioni di defibrillazione, e sono inadatti per il soccorritore durante hands-on defibrillazione.
In attesa di adeguati guanti per hands-on defibrillazione, un alternativa che abbiamo a disposizione è di continuare le compressioni toraciche durante la fase di carica del defibrillatore, sollevandole dal torace solo durante lo shock elettrico, guadagnando 10 secondi di compressioni; già diminuzioni di soli 5 secondi sono associate ad un aumento dell’86% di probabilità di shock elettrico efficace. Ovviamente un tale approccio richiede uno stretto coordinamento tra il soccorritore che compie le compressioni e il secondo soccorritore che eroga lo shock elettrico.